La nascita di un diamante
L’uomo ha sempre mostrato un forte interesse verso pietre e minerali, utili come il sale, o dotati di un ruolo simbolico, spirituale, a volte addirittura medicamentoso, grazie alla loro luminosità e bellezza. Così le prime pietre scoperte – ametista, cristallo di rocca, ambra, giada, smeraldo, diaspro, corallo, lapislazzulo e perla – furono usate per creare gioielli e monili, espressione di potere e ricchezza, ma anche trasformate in amuleti e talismani.
Tra tutte le pietre, il diamante è la pietra preziosa per eccellenza. La sua lucentezza e gli straordinari riflessi ne fanno il re delle gemme (e la gemma dei re). La parola diamante deriva forse dal greco Adamàs, incorruttibile e indomabile, per via della sua eccezionale durezza. Si tratta di carbonio puro: una composizione che l’accomuna alla grafite della matita, che invece, paradossalmente, è estremamente morbida. Eppure, nonostante per quantità il carbonio sia il sesto elemento più diffuso sul nostro pianeta, i diamanti sono estremamente rari. Ed è proprio questa rarità ad aumentarne la magia, il fascino e il romanticismo.
Per spiegare il ruolo dell’uomo nella genesi del diamante, abbiamo intervistato Giorgio Damiani su Birth, che tra le altre cose ha citato Michelangelo quando disse che la statua è già dentro la roccia, lo scultore deve solo liberarla.
Esiste una relazione con la terra nella genesi di una pietra preziosa? Possiamo parlare di terroir delle gemme come accade per un vitigno? Il caso del vitigno è un po’ diverso – spiega Giorgio Damiani, Vicepresidente e Amministratore Delegato del Gruppo Damiani – perché l’uomo ha la possibilità di “curare” in un certo modo il terroir per avere le condizioni ideali e far sì che il vitigno si sviluppi nel modo migliore; le gemme invece nascono spontaneamente nelle viscere della terra e lì restano per miliardi di anni: in alcuni casi le miniere si trovano a centinaia di chilometri di profondità, oppure hanno origini fluviali. Di certo ci sono territori particolari in cui si trovano i giacimenti migliori, ma questo è dovuto all’evoluzione geologica della Terra, non all’uomo.
Natura e saper fare umano: quanto influiscono sulla preziosità di una gemma? Una volta estratte, le gemme sono grezze, minerali che devono essere poi tagliati. Qui entrano in gioco l’abilità e il saper fare dell’uomo: nel saper ricavare da una pietra grezza una gemma finita, ben tagliata e in grado di dare i migliori risultati in termini di lucentezza, brillantezza, luminosità e colore. È questo passaggio che rende la pietra grezza unica nel suo stato di gemma preziosa. L’aspetto del cristallo grezzo suggerisce solo un’idea della luce e del fuoco intrappolati che solo il bravo tagliatore saprà liberare. Cito spesso un aneddoto tratto da Le vite dei Grandi di Giorgio Vasari: a Firenze, Michelangelo Buonarroti pronunciò una frase divenuta leggendaria: “la statua è già dentro la roccia, lo scultore deve solo liberarla!”. Ecco, qui sta la maestria: il bravo artigiano non crea solo una preziosa cornice per il diamante, ma dà vita a un piccolo capolavoro artistico che possa attraversare la storia.
Il diamante è la gemma per eccellenza: a cosa si deve questo primato? Il diamante si forma a grandi profondità nel sottosuolo terrestre dove la fortissima pressione compatta gli atomi di carbonio in una struttura tetraedrica molto densa. Il fatto di restarvi incastonato per miliardi di anni sotto forma di cristallo, cioè sino a quando l’uomo non lo estrae e lo porta alla luce, fa aumentare il fascino di questa pietra. Si stima che i diamanti nascano tra la crosta e il mantello terrestre tra i 150 e i 225 km di profondità; vengono piano piano “sospinti” in superficie da fenomeni naturali, come eruzioni vulcaniche o movimenti del sottosuolo, e restano intrappolati nella roccia madre, la kimberlite, detta anche roccia blu, da cui vengono estratti.
Da dove nasce l’eterna attrazione dell’uomo per il diamante? La sua trasparenza e brillantezza sono fonte di un’unicità che ha attratto l’uomo sin dall’antichità. Sebbene il taglio moderno, il cosiddetto “brillante” che conferisce la massima lucentezza alla pietra, sia una scoperta relativamente recente, il diamante – una volta tagliato – ha sempre restituito una luce straordinaria e affascinante. Per questo abbiamo inserito all’interno di solitari e fedi nuziali questo piccolo luccicante segreto che trasforma un gioiello in una promessa. In realtà, nella storia italiana, l’utilizzo del diamante per suggellare la promessa risale solo alla prima metà del Novecento, quando ha preso il posto del rubino.